Allarme inquinamento in Lombardia: Pavia al secondo posto nella classifica delle peggiori

Al primo posto Milano, al terzo Cremona.

Allarme inquinamento in Lombardia: Pavia al secondo posto nella classifica delle peggiori
Pubblicato:
Aggiornato:

Milano raggiunge i 35 giorni di superamento dei limiti di legge, seguono Pavia e Cremona. L’assenza di precipitazioni non aiuta.

Allarme inquinamento: Milano maglia nera

In Lombardia continua imperterrita l’ascesa dei livelli di polveri sottili nell’aria e il clima non aiuta, in assenza di precipitazioni. Nei prossimi giorni solo i rinforzi di vento potrebbero portare sollievo all’aria ammorbata della conca padana, ma per ora siamo a livelli di inquinamento molto superiori a quelli raccomandati dall’Unione Europea. L’emergenza smog da inizio anno è divenuta una condizione di ordinaria amministrazione, dimostrando il fallimento del Piano Aria delle Regioni del bacino padano.  In questo quadro difficile di aria davvero pessima, Milano guida la classifica delle città lombarde più inquinate e da oggi, con le sue giornate di smog oltre i limiti di legge, ha già bruciato la franchigia dei 35 giorni annui concessi dalla normativa europea per i superamenti della soglia di 50 microgrammi per metro cubo, su 52 date di calendario trascorse

Capoluogo
Provincia
Concentrazioni medie
PM10 2019 da inizio anno
GIORNI SUPERAMENTO
Soglia PM10 da inizio anno
MILANO 57 35
PAVIA 56 32
CREMONA 55 32
MANTOVA 52 28
LODI 51 26
MONZA 48 26
BRESCIA 48 26
COMO 44 19
BERGAMO 43 17
VARESE 39 13
LECCO 32 13
SONDRIO 34 6

Tab. 1 – Giorni di superamento da inizio anno del limite di legge di 50 μg/m3

Zona B a Milano ok

L’unica buona notizia viene da Milano, che da questo fine settimana attiverà la zona B: una misura, finalmente strutturale, per avviare la road map dell’uscita dal diesel. Un’azione che purtroppo resta isolata nel panorama padano dove, anzi, le istituzioni sembrano essere ancora troppo indulgenti con il diesel. Nel recente incontro a Roma tra le Regioni Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto insieme ai tecnici del Ministero dell’Ambiente per fare il punto sugli avanzamenti dell’Accordo per la riduzione dell’inquinamento, è stata paventata la possibilità di estendere gli incentivi dedicati alla sostituzione di veicoli commerciali e privati anche a chi sceglierà di acquistare mezzi diesel di omologazione Euro6.2 D-temp.  Questi avrebbero emissioni più contenute, come sostenuto dall’assessore Raffaele Cattaneo.

Stop ai diesel

«Milano con Area B dà finalmente il buon esempio, insieme ad un messaggio chiaro a mercato e consumatori, nel solco delle altre maggiori metropoli europee: dal diesel bisogna uscire il più rapidamente possibile se vogliamo risanare l’aria di città – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – E’ ormai chiaro che questi motori, anche nelle versioni più recenti, sono incompatibili con la situazione di perdurante inquinamento della pianura padana, è inutile e sbagliato indugiare o dare messaggi contraddittori ai consumatori. Oggi bisogna impegnarsi per le forme di mobilità alternative all’automobile, e preparare il terreno alla transizione verso la motorizzazione elettrica: non c’è spazio per ritorni al passato o per incentivi privi di una seria prospettiva come quelli ipotizzati da Regione Lombardia, sul diesel occorre voltare pagina»

Anche la zootecnia ha il suo peso

In giornate di primavera anticipata, l’incidenza del riscaldamento domestico sulle emissioni inquinanti si ridimensiona, anche se resta elevato il ruolo negativo delle stufe a legna e delle caldaie a diesel ancora troppo diffuse nelle nostre città. Tra i responsabili principali dell’aria irrespirabile emergono la zootecnia intensiva e gli spandimenti di liquami e fanghi nei campi: lo dimostrano i dati che riguardano Pavia e Cremona, che occupano gli altri due gradini del podio e le province agricole della bassa.

I dati di Milano

I dati sulle polveri sottili misurate dalla centralina di Milano-via Pascal realizzata da ARPA Lombardia non mentono. La cosiddetta “impronta digitale chimica” (vd. schema 1) rivela come nel tardo inverno diminuisca la concentrazione di ‘black carbon’, prodotto diretto delle combustioni, mentre aumentino, fino a divenire largamente prevalenti, i particolati formati dal nitrato d’ammonio. Si tratta di polveri secondarie, che si formano per effetto di reazioni chimiche che avvengono direttamente nell’atmosfera tra due gas: gli NOx e l’ammoniaca. I primi sono i fumi tossici dei motori diesel, l’ammoniaca invece deriva dall’enorme carico di bestiame che pesa sulla pianura lombarda: 5 milioni di suini e 1,5 milioni di bovini che producono decine di milioni di tonnellate di deiezioni, cariche di sostanze ammoniacali, vengono sparse sui campi proprio a partire dal mese di febbraio, dopo il periodo invernale di divieto.

“Agire per contrastare un mix micidiale”

«Il modo più efficace per contrastare questo mix micidiale è agire per ridurre entrambi gli ingredienti – spiega Barbara Meggetto – con misure di progressiva limitazione dell’uso dei veicoli diesel, con buone pratiche per la gestione dei reflui zootecnici, che oggi sono molto poco diffuse, e anche con una politica agricola regionale che punti a ridurre l’impatto ambientale della propria zootecnia estensiva, senza dimenticare l’urgenza di estese politiche di riqualificazione energetica degli edifici, vere strutture energivore, soprattutto quelli ancora riscaldati con caldaie obsolete e privi di isolamento termico».

LEGGI ANCHE: 16enne pavese si spara e si uccide

Seguici sui nostri canali