In manette 5 titolari di aziende vinicole ed enologi: vendevano vino DOC contraffatto VIDEO E FOTO

Questa mattina il maxi blitz dei Carabinieri e Finanzieri di Pavia.

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Operazione Dioniso: scoperto sofistica sistema di alterazione del vino e frode fiscale: eseguiti 7 arresti e perquisizioni in cinque regioni del Nord Italia.

L'operazione dei Carabinieri e dei Finanzieri di Pavia

L’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza di Pavia, alle prime luci dell’alba di oggi, 22 gennaio 2020, al termine di una complessa indagine coordinata dal Procuratore aggiunto Mario Venditti e dal Sostituto Procuratore Paolo Mazza, stanno eseguendo sette misure cautelari nei confronti di titolari di aziende vinicole e cantine sociali e di enologi oltreché numerose perquisizioni in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige presso cantine e aziende vinicole anche di fama nazionale.

L'operazione di questa notte

Nella notte di mercoledì 22 gennaio, nel territorio dell’Oltrepò pavese e nelle province di Asti, Cremona, Piacenza, Verona, Vicenza e Trento, militari della Compagnia Carabinieri di Stradella (PV) e della Compagnia Guardia di Finanza di Voghera (PV), con il concorso dell’Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF), del Gruppo Carabinieri Forestale di Pavia e dei Comandi Provinciali dell’Arma e della Guardia di Finanza di Pavia e con il supporto aereo dei Nuclei Elicotteri dell’Arma dei Carabinieri e del Roan della Guardia di Finanza e dei cash dog del Gruppo della Guardia di Finanza di Linate, hanno eseguito cinque misure cautelari degli arresti domiciliari e due obblighi di firma emessi dal Tribunale di Pavia, nei confronti rispettivamente di C.A., R.C., C.C., V.A., C.M. e F.C., O.D. responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine di prodotti agroalimentari (DOC e IGP), nonché all’utilizzo e all’emissione di fatture false che servivano a giustificare quantitativi di vini etichettabili con denominazioni pregiate, non presenti in magazzino, e sostituiti dal produttore con vini di qualità inferiore, alterati e destinati alla vendita come vini di tipologie tipiche dell’Oltrepò Pavese.

Le indagini sono state avviate nel 2018

Nel corso delle attività di polizia giudiziaria sono state eseguite anche 28 perquisizioni domiciliari, locali e personali nei confronti di altrettante persone fisiche, aziende acquirenti del vino, nonché laboratori di analisi compiacenti.
Più nel dettaglio l’indagine ha avuto inizio nel settembre 2018 con una mirata delega della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia che, per gli accertamenti del caso, delegava la Compagnia Carabinieri di Stradella (PV), la Compagnia della Guardia di Finanza di Voghera ed il Comando Provinciale Carabinieri Forestali di Pavia allo scopo di verificare presunte attività illecite, finalizzate alla contraffazione di prodotti vinicoli, avvenute durante la vendemmia e la prima lavorazione dei mosti del 2018 presso la Cantina Sociale di Canneto Pavese (PV), specializzata nella produzione di vini a marchio DOC e IGT tipici della zona.
Le indagini, sviluppate anche attraverso intercettazioni telefoniche e videosorveglianza, unitamente al contributo dell’ICQRF - Ufficio Territoriale di Milano, hanno consentito di acclarare un consistente ammanco di cantina, ossia la differenza tra la quantità fisica di vino presente nelle cisterne e la quantità commerciale riportata nei registri di cantina, che era decisamente superiore a quella fisica. L’ammanco, risultato pari a circa 1.200.000 litri, ha determinato per il produttore una ulteriore possibilità di vendita di vino contraffatto per un valore economico di svariati milioni di euro.

GF PAVIA+ CC Seq. Cantina (1)
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Ammanco creato con dolo per specularci

L’ammanco è stato dolosamente creato falsificando le rese dell’uva/ettaro mediante bolle di consegna relative ad uve mai conferite in azienda da agricoltori compiacenti. La successiva indicazione sui registri di cantina della massima resa inerente la trasformazione dell’uva in vino, generava una contabilità sbilanciata rispetto al reale carico della cantina, che consentiva a quest’ultima di giustificare la vendita come vini DOC e IGT o “BIO” anche di prodotti che in realtà non avevano le caratteristiche richieste per tali etichettature, poiché “miscelati” con vini di qualità decisamente inferiore, non proveniente da uve certificate. A tali prodotti venivano quindi aggiunti “aromi” vietati nella produzione vinicola, allo scopo di falsarne le proprietà olfattive e al palato così da imitare sapore e profumi delle tipologie tipiche dell’Oltrepò Pavese.

Vendevano vini contraffatti

Le complesse indagini, durate oltre un anno, hanno permesso di evidenziare che i vertici della Cantina, con il concorso di enologi di fiducia, hanno posto in commercio vino asseritamente a Denominazione di Origine Controllata (DOC) e a Indicazione Geografica Protetta/Indicazione Geografica Tipica (IGP/IGT), ma in realtà contraffatto per quantità, qualità e origine, in violazione degli artt. 515, 517-bis e 517-quater c.p.

Tali condotte sono state perpetrate attraverso il sistematico ricorso a conferimenti, in sede di vendemmia, di uve Igt e doc diverse per tipologia varietale, rispetto a quelle attestate nei documenti ufficiali (bollette di conferimento e fatture d’acquisto), e ad acquisti in nero di ingenti quantità di sostanze vietate dalle norme di settore (zucchero invertito e anidride carbonica) o soggette a specifici parametri di utilizzo (mosto concentrato rettificato).

Giada Bigardi

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