Iniezione letale ai due figli, infermiera poi si uccide

Il padre è rientrato a casa e ha trovato l'orrenda scena dei suoi figli di 7 e 9 anni morti. La moglie si è tolta la vita.

Iniezione letale ai due figli, infermiera poi si uccide
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Iniezione letale ai due figli di 7 e 9 anni, poi si è tolta la vita. Una vicenda che mette i brividi e riaccende ricordi di storie da incubo, soprattutto per quella spaventosa vicinanza geografica.

Iniezione letale ai figli

A dare notizia dell’infanticidio, all’alba di questa mattina, sono i colleghi di AostaSera. La Valle d’Aosta si è svegliata oggi, venerdì 16 novembre, con una notizia drammatica. Una donna di 48 anni, Marisa Charrère, ha ucciso i figli di 7 e 9 anni e, subito dopo, si è tolta la vita. È accaduto nella casa della famiglia, ad Aymavilles, attorno alla mezzanotte. Si tratta di un piccolo centro che è meta turistica per piemontesi e lombardi; molti di loro, infatti, possiedono anche seconde case nella località di montagna. Come un nastro che si riavvolge, la Valle d’Aosta rivede il film dell’orrore di uno dei delitti più tristemente famosi nella storia recente del Paese. Nel 2002, in una villetta di di Montroz, a Cogne, si è consumato l’omicidio del piccolo Samuele Lorenzi: giudicata responsabile della morte violenta la madre del bambino, Anna Maria Franzoni. 

L’allarme lanciato dal papà

Le forze dell’ordine sono state allertate dal marito della donna, Osvaldo Empereur, padre dei bambini, che rincasando si è trovato davanti al dramma, consumatosi mentre era assente. Gli agenti della Squadra mobile della Questura hanno rinvenuto nell’abitazione due brevi lettere lasciate dalla 48enne, nelle quali si doleva delle avversità della vita e del loro peso fattosi insostenibile. Le iniezioni fatali sarebbero a base di un cocktail di farmaci, portato a casa dalla professionista direttamente dal posto di lavoro.

Altri casi di infanticidio in Lombardia

Storie al limite, vicende incomprensibili: atti talmente contronatura da sconvolgere profondamente l’opinione pubblica. Madri che si ritrovano davanti all’incubo che incute vertigine al solo pensiero. I casi similari avvenuti nei territori lombardi non mancano. Nel dicembre 2017 il Mantovano è rimasto paralizzato davanti alla notizia di una madre 39enne di Suzzara che ha pugnalato a morte il figlioletto di 5 anni e soffocato la sorellina di poco più di 2. La donna, Antonella Barbieri, avrebbe ucciso così i suoi bambini prima di provare, senza riuscirci, a farla finita, con lo stesso coltello da cucina. I carabinieri l’hanno trovata dentro la sua macchina, su un argine del Po a Luzzara, nel Reggiano, in località Fogarino, dopo la segnalazione di un passante.

La mattina del 9 marzo del 2014 Lecco si risvegliò con una notizia che sembrava un incubo, invece era la peggiore delle realtà. Tre bimbe uccise  dalla madre in quella che è passata tristemente alla storia come la Strage di Chiuso. Un orrore che ha segnato l’intera comunità. Una tragedia senza fine con una madre che tolse la vita alle sue tre splendide figlie e poi tentò di uccidersi. E lo strazio di un padre che in una sola notte perse i suoi tre gioielli più grandi.

E ancora a Casatenovo – nella frazione di Valaperta, nel Lecchese – la mattina del 18 maggio 2005 il piccolo Mirko Magni venne affogato dalla madre allora 29enne Mary Patrizio. La donna, dopo estenuanti interrogatori ha ammesso le proprie responsabilità nell’affogamento del piccolo, che avrebbe ricevuto il battesimo pochi giorni dopo.

Un altro episodio drammatico quello successo nell’estate del 2009 a Parabiago. Una mamma di 36 anni, Marcella Sardeni, ha ucciso il bambino di 4 anni con il cavo del telefono. La donna si trovava a casa da sola con il figlio mentre il marito era a lavoro. A chiamare i soccorsi la madre e la sorella della 36enne che, non sentendola al telefono, si erano recate nella sua abitazione. Al loro arrivo il piccolo era già in fin di vita. Gli operatori del 118 hanno cercato di rianimarlo ma non c’è stato nulla da fare. La donna soffriva da tempo di una forma di depressione. Dopo l’arresto con l’accusa di omicidio volontario aggravato, Marcella è stata portata all’Ospedale psichiatrico di Legnano.

A chiudere la carrellata dell’orrore anche un padre: Michele Graziano, dipendente dell’«Esselunga» di Lissone, responsabile di aver ucciso, l’11 febbraio 2014, i due figli, Elena di 9 anni e Thomas di quasi 2, nati da due diverse relazioni sentimentali entrambe concluse. L’orrendo duplice delitto si era consumato nella casa di Paina di Giussano con un coltello.

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